Padre patrono

Padre Padrone conduce lo spettatore nelle viscere del centro storico di Napoli, durante uno degli eventi più sentiti dalla comunità: la processione di San Gennaro. Questo progetto fotografico in bianco e nero osserva la celebrazione da una prospettiva intima e profonda, andando oltre il semplice rito religioso.

Attraverso il linguaggio silenzioso della fotografia documentaria, il reportage cattura la complessità emotiva e simbolica della processione di San Gennaro a Napoli: lo sguardo assorto dei fedeli, i movimenti del corteo, i volti segnati dalla devozione. Non si tratta solo di rappresentare un evento, ma di entrare in sintonia con una tradizione che intreccia spiritualità, identità e appartenenza.

L’assenza del colore esalta le tensioni luminose, i contrasti netti, le superfici consumate del centro antico. In questo contesto visivo, la luce si fa voce e l’ombra memoria. Napoli appare nella sua dimensione più autentica: sacra e profana, rumorosa e silenziosa, vissuta e resistente.

Padre Padrone è, prima di tutto, un omaggio alla partecipazione collettiva. Ogni fotografia si concentra sulla relazione tra individui e comunità, raccontando piccoli gesti, sguardi fugaci, atti di fede condivisi. In questo senso, il progetto si inserisce nel solco della fotografia sociale e documentaria, capace di restituire dignità e presenza anche all’istante più fugace.

Inoltre, la processione di San Gennaro a Napoli non è solo un evento religioso, ma un momento in cui la città si unisce in un’espressione collettiva di fede e tradizione. Le strade si riempiono di canti, incensi e preghiere, mentre i fedeli portano candele accese, creando un’atmosfera suggestiva che illumina i vicoli antichi. Questa celebrazione rappresenta un ponte tra passato e presente, mantenendo vive le usanze che da secoli definiscono l’identità culturale e spirituale della città.

In definitiva, Padre Padrone invita a esplorare Napoli attraverso la lente dell’umanità: una città che non si lascia ridurre a cliché, ma si racconta nei volti dei suoi abitanti, nella forza dei suoi rituali, nella bellezza cruda delle sue strade. È una celebrazione della resilienza, dell’identità e della memoria collettiva.